A spasso con Milena Vukotic

A spasso con Milena Vukotic

L’attrice italiana Milena Vukotic, vincitrice di un “Nastro d’argento” e tre volte candidata al “David di Donatello”, si racconta in una lunga intervista esclusiva a Leonardo Vanni, presentando lo spettacolo “A spasso con Daisy”, che andrà in scena sabato 20 aprile, in doppia replica alle ore 19.00 e 21.15, al Teatro degli Oscuri di Torrita di Siena.

BUONGIORNO MILENA, COME STA E COME PASSERA’ LA PASQUA?

Buongiorno Leonardo, ho finito di lavorare da pochi giorni.

Il giorno di Pasquetta sarò già in partenza con “A spasso con Daisy”; lo porteremo in una trentina di piazze: andremo in Lombardia, a Faenza, a Trieste e finiremo al Teatro Quirino a Roma.

INIZIAMO PARLANDO DELLO SPETTACOLO CHE ANDRA’ IN SCENA SABATO 20 APRILE AL TEATRO DEGLI OSCURI DI TORRITA DI SIENA: “A SPASSO CON DAISY”. CHI È DAISY E QUALI PUNTI DI FORZA HA QUESTO PERSONAGGIO.

Daisy è una signora di una certa età, è rimasta vedova e vive in questa grande casa la sua solitudine.

Il figlio, che non abita con lei, è preoccupato che sia sola e le vuole imporre a tutti i costi un autista, poiché ha appena finito di sfasciare una macchina che guidava lei.

Quando le viene imposto una figura maschile in casa che lei rifiuta e che poi alla fine sarà costretta ad accettare; questa oltretutto è una figura di colore.

Tutto questo lavoro, che sembra apparentemente una commedia, ha un pensiero molto definito dietro, sia per quanto riguarda la solitudine che per quanto riguarda il razzismo.

Lei, essendo ebrea, è una persona che si sente già emarginata da all’interno di una certa società e vive questa ultima parte della sua vita in compagnia dell’unica persona che le darà veramente un senso di amicizia e di affetto ed è la figura dell’autista.

In queste due figure vengono messi in evidenza i sentimenti ed ognuno vive lo stesso dilemma, le stesse difficoltà di vivere, tutto camuffato naturalmente da episodi molto ridicoli, ma anche umani e riconoscibili.

LA COMMEDIA AFFRONTA TEMI MOLTO DELICATI E TUTT’ORA ATTUALI COME IL RAZZISMO E LA DIFFICOLTA’ DI CONVIVENZA TRA ETNIE DIVERSE ALL’INTERNO DELLA STESSA COMUNITA’. A DISTANZA DI 35 ANNI DALLA DATA DI USCITA DEL FILM C’E’ STATO, SECONDO LEI, UN PROCESSO DI MATURAZIONE CULTURALE E CIVICA DA PARTE NOSTRA?

Solo apparentemente: il razzismo sussiste ancora!

COME SI PUO’ COMBATTERE LA DISCRIMINAZIONE?

Non sono una storica né una filosofa capace di districare questa cosa che, purtroppo, sussiste da quando esiste il mondo.

Credo che forse si debbano spendere meno soldi per l’intelligenza artificiale e cercare di trovare la soluzione di questa realtà che, purtroppo, quotidianamente stiamo vivendo…anche adesso in questo momento.

A parte il bisogno di avere il potere l’uno sull’altro si dovrebbe districare questa terribile falla dell’essere umano nel nostro vivere.

NELLA COMMEDIA LEI È AFFIANCATA DA SALVATORE MARINO E MAXIMILIAN NISI

Sono molto fortunata perché facciamo tre personaggi importanti, in quanto si deve scavare bene nel loro intimo per trarne fuori una verità; questi sono tutti e tre veri ed in buona fede.

È bello interpretare personaggi profondi!

Anche il figlio è un personaggio di tutti i giorni e di difficile interpretazione, anche se apparentemente fa parte dell’alta borghesia, in quanto ricco e sposato con una cattolica.

Il personaggio di Salvatore (l’autista) è più deciso come figura, ma anche la mia, nonostante apparentemente sia una figura dura, soprattutto alla fine si rende conto che l’umile autista di colore, benché non sia al suo livello culturale, è il personaggio più umano della commedia.

SI RICORDA COME È NATA LA VOSTRA COLLABORAZIONE?

Io avevo già lavorato con Maximilian, con cui avevo fatto un lavoro dove ero sua madre e, lo stesso ruolo, lo ho ricoperto in “Autunno di fuoco”.

C’eravamo conosciuti precedentemente tanti anni fa a Torino ed in seguito abbiamo lavorato insieme in “Autunno di fuoco “e adesso ci ritroviamo insieme a lavorare anche con questo magnifico attore che è Salvatore Marino.

Credo che “A spasso con Daisy” sia un’opera in grado di coinvolgere tutti verso un sentimento di comprensione nei confronti di questi tre personaggi, poiché sono profondamente umani: c’è un senso dell’umorismo tipicamente ebraico molto accattivante.

Come in tutti i lavori in cui ci sono delle difficoltà umane, che ognuno riesce a supportare in un certo modo, anche qui c’è un lato umoristico che aiuta molto a vivere se uno riesce a vedere i lati più leggeri ed ironici della nostra quotidianità.

RIAVVOLGIAMO IL NASTRO: LEI FIN DA BAMBINA HA STUDIATO RECITAZIONE E DANZA CLASSICA

Per quanto riguarda la recitazione non ho iniziato da bambina ed ho cominciato a frequentare dei corsi di recitazione a Parigi, in quanto vivevo in Francia ed ero già grande.

La danza invece sì, occorre iniziarla fin da piccoli, perché il corpo ha bisogno di essere presto messo in funzione in quanto si deve formare il corpo…la danza classica ha bisogno di un grande lavoro per poter obbedire a tutte quelle che sono le regole dei primi passi.

COSA L’HA SPINTA A DEDICARSI COMPLETAMENTE ALLA RECITAZIONE?

Vengo da una famiglia di artisti: mio padre scriveva per il teatro, mia mamma era una musicista, pianista e compositrice per cui l’interesse verso questo genere è venuta tutta in modo abbastanza naturale.

Dal teatro sono sempre rimasta attratta, come dalla danza; ero molto magra e mia sorella diceva che dovevo studiarla.

Il cinema è stata tutta un’altra cosa: un giorno vedendo il film di Fellini “La strada” sono stata talmente toccata da quest’opera che dentro di me è avvenuto un subbuglio.

Lavoravo già da tre anni in una Compagnia e ad un certo punto ho sentito il bisogno di cambiare; siccome mia madre viveva a Roma ho preso una decisione molto coraggiosa, quella di trasferirmi in questa città con la speranza di incontrare Fellini…e così è stato.

NELLA SUA BRILLANTE CARRIERA HA LAVORATO E CONOSCIUTO GRANDISSIMI ATTORI E REGISTI DEL MONDO DELLO SPETTACOLO. CHI SI PORTERA’ SEMPRE NEL CUORE E CON CHI SI È TROVATA MEGLIO A LIVELLO PROFESSIONALE?

È difficile fare queste distinzioni.

Tutto quello che posso dire è che la mia vita, dopo aver visto “La strada”, è cambiata: sono passata da una vita caratterizzata da una grande dedizione per la danza, e questo comportava prove e lezioni tutti i giorni e viaggiare di continuo per l’Europa, ho voluto cambiare e l’artefice di tutto questo è stato Fellini e così rimarrà, per me, per tutta la vita.

NEL 2019 DECIDE DI PARTECIPARE A BALLANDO CON LE STELLE IN COPPIA CON SIMONE DI PASQUALE, CLASSIFICANDOSI TERZA. SI ASPETTAVA QUESTO SUCCESSO?

Partecipare a Ballando con le Stelle è stato un atto d’incoscienza e di coraggio.

La danza ha bisogno, come tutte le cose e soprattutto per lo sport, di un lavoro continuo.

Era un genere che io non avevo mai fatto, poiché venivo dalla danza classica; tuttavia, a me piaceva l’idea di sperimentare ed il fatto di avere una formazione classica, aiuta molto, anche nell’affrontare cose diverse.

Non mi aspettavo assolutamente di arrivare tra i primi, pensavo che sarebbe già stato molto arrivare fino alla fine.

È stata una scommessa con me stessa: anche queste cose che sembrano così leggere sono difficili ed hanno bisogno di parecchio lavoro ed ho affrontato questa esperienza con la paura e la speranza di reggerla.

 

COSA È IL TEATRO?

Non saprei dire, so che non potrei fare altro nella vita.

Per me il teatro significa fare quello che amo ed è, credo, una delle cose più importanti che io posso affermare; significa tanto lavoro, ma anche sogno e soprattutto gioco; non certo un gioco leggero ma una possibilità di fantasticare, di sognare e di mettere dentro me stessa, oltre che sul palco, l’impossibile e fare tutto attraverso la fantasia.

PROGETTI FUTURI?

Riprenderò dei lavori che ho già portato in scena, come “Madame Du Chatelet”: un monologo che fino ad ora ho fatto pochissimo e che porterò a Parigi all’Istituto di Cultura.

È uno spettacolo che racconta la storia di una scienziata francese del Settecento che ha potuto studiare poiché figlia del Capo Cerimoniale di Luigi XIV.

All’epoca, infatti, le donne non potevano studiare in quanto erano destinate o a matrimoni con vedovi e uomini ricchi oppure alla prostituzione.

Madame Du Chatelet è la prima scienziata che ha tradotto Newton.

È stata l’amante di Voltaire, da lui molto amata fino alla fine; anche quando non erano più amanti sono tuttavia rimasti molto amici.

È stata una donna di notevole levatura ed io a questo progetto tengo molto.

Avrei anche altri progetti cinematografici, ma preferisco non pronunciarmi prima che questi vengano ufficializzati

LEONARDO VANNI

 

Condividi l'articolo

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra newsletter

Rimani sempre aggiornato su tutte le nostre attività.

Cliccando sul pulsante "Iscriviti", dichiaro di aver letto e accettato la Privacy Policy di Compagnia Teatro Giovani Torrita A.P.S.