Ridere di un classico

Grande successo per la Bignami Shakespeare Company

Ridere di un classico, oltraggiarlo per scorgerne gli aspetti ironici, divertenti, contradditori e scoprirne le sottili imprecisioni: operazione mal gradita agli specialisti in stiffelius che popolano cattedre dalle quali si tramandano le grandi opere in modo accigliato e senza entusiasmo, con colori smorti. Come spiegare a costoro che lo studio è divertimento, intelligente irrisione dell’altrui genio? Solo così i segreti di un autore e della sua opera s’apriranno con tutta la potenza e vivacità delle metafore poste in campo.

Proprio questo, è l’intento di Tutte le opere complete di Shakespeare in 90 minuti: girandola pirotecnica di invenzioni comiche; tagli scientifici ai capolavori del sommo drammaturgo preservandone il cuore; una riscrittura che impone stili recitativi sempre tesi, rapidi; poco prediligendo ritmi lenti e pause leggermente prolungate: ecco le principali caratteristiche che rendono l’idea dello spettacolo. Il quale, nella versione che è andata in scena al Teatro degli Oscuri di Torrita di Siena sabato 18 febbraio, fra una risata ed una situazione da intramontabile teatro di rivista, ha cercato di posare un occhio critico su una moda prevalente nel teatro contemporaneo: riproporre un classico trasponendolo ai giorni nostri senza alcun riguardo per l’epoca nella quale fu scritto e ambientato.

l testo firmato Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield debuttò nel 1987 e in effetti il suo umorismo (e appunto il suo stile parodico) odora di inizio anni 90. La sua indole dissacratoria, affidata agli anacronismi, scandita dalla continua minimizzazione delle citazioni ha un po’ il sapore comico di una puntata di una sit-com anglo americana di quegli anni, con qualche licenza che allora poteva risultare politicamente scorretta ma che messa in scena oggi, risulta fuori luogo per la sua ingenuità.  

Ciò detto, i tre interpreti che hanno rappresentato l’opera omnia di Shakespeare – Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli, Lorenzo Degl’Innocenti – in un’ora e mezza precisa sforando di qualche minuto e poche manciate di secondi, hanno mostrato ottima padronanza della scena, disinvoltura nell’utilizzo dei tempi recitativi – fondamentali nel teatro comico – e sapiente dosaggio di presenza fisica (doppia replica a distanza di poco più in un’ora!), ma  la comicità prende il sopravvento e, per 90 minuti, gli artisti, instancabili, si cambiano d’abito, corrono, recitano, saltano, combattono, muoiono e amano sul palco, dialogando con il pubblico attraverso vivaci pause interattive.

Di sicuro è stato un modo diverso di interpretare Shakespeare. Non va fatto un paragone con la rappresentazione delle opere più classica, va osservato come uno spettacolo diverso e a sé. La traccia è fedele, e alcune parti serie che esprimono il valore attoriale degli interpreti colpiscono ancora di più in mezzo al “caos” comico.

E così al Teatro degli Oscuri, non è stato un raffinato spettacolo classico o un’ingegnosa rappresentazione d’avanguardia a restituire un po’ di vita a Shakespeare e un bel po’ di Shakespeare al pubblico, ma una sgangherata Parodia che grazie al generoso corpo a corpo ingaggiato con l’opera del Bardo dal trio de La Macchina del Suono, è riuscita a rinnovare il suo patto con la gente: “Ok, sia io che voi sappiamo a grandi linee di cosa stiamo parlando. Ed è per questo che perlomeno, saprò farvi ridere”. E come al solito la promessa è stata mantenuta.

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra newsletter

Rimani sempre aggiornato su tutte le nostre attività.

Cliccando sul pulsante "Iscriviti", dichiaro di aver letto e accettato la Privacy Policy di Compagnia Teatro Giovani Torrita A.P.S.